1 Giu, 2021 | Dott.ssa Lidia Esther Guzman |
Dolore al piede
Lo Studio Multidisciplinare Medical Fisiokine’Coordinato e diretto dalla Dott.ssa Lidia Esther Guzman, e uno Studio Professionale di Posturologia | Osteopatia e FisioKinesiologia
Che tratta il dolore al piede e i problemi funzionali del piede.
Il piede rappresenta l’estremità distale dell’arto inferiore ed è la struttura anatomica con cui l’individuo entra in contatto col suolo.
Per questo motivo il piede ha un’influenza globale sull’organismo non solo da un punto di vista statico e dinamico ma anche e soprattutto sotto il profilo informazionale e propriocettico.
I disagi del piede infatti non si riflettono solo sull’aspetto meccanico in senso stretto ma anche, per esempio, sull’aspetto posturale, vestibolare e psico somatico.
I problemi del piede nella maggior parte dei casi hanno una causa funzionale, per cui l’Osteopatia costituisce un rimedio estremamente efficace sia per quanto riguarda il piede in sé sia per quanto riguarda la sua integrazione funzionale nell’ambito dell’equilibrio generale dell’organismo.
Nelle sezioni successive vedremo quali sono gli ambiti di competenza osteopatica e come l’Osteopatia può intervenire per risolvere il dolore al piede e i problemi del piede.
Il piede piatto e il piede cavo, sempre di competenza osteopatica, vengono trattati in sezioni a parte.
Cenni di anatomia del piede
Il piede è costituito da 26 ossa, numerose articolazioni, muscoli e strutture connettive.
Partendo dall’alto, o meglio dalla zona prossimale, abbiamo l’astragalo e il calcagno che costituiscono lo scheletro del retropiede.
Astragalo e calcagno costituiscono una coppia funzionale estremamente importante in grado di regolare l’intera fisiologia non solo del retropiede ma di tutto il piede.
Disfunzioni a questo livello non sono compensabili in alcun modo e costituiscono quasi sempre fonte di problemi.
Più anteriormente sono presenti l’osso scafoide e l’osso cuboide che costituiscono un’altra coppia funzionale importante.
Cuboide e scafoide trasmettono e distribuiscono le forze di spinta dalla gamba all’estremità distale del piede permettendo, allo stesso tempo, una grande possibilità di adattamento della volta plantare al terreno accidentato.
In una situazione più distale troviamo le tre ossa cuneiformi, a completare l’arco plantare interno, e le cinque ossa metatarsali, che costituiscono l’avampiede.
Infine troviamo le dita del piede, omologhe a quelle della mano, prive di capacità prensili ma utili come punto di inserzione dei sistemi muscolari flessori ed estensori.
I muscoli del piede sono moltissimi e sono in parte intrinseci, cioè costituiscono parte integrante del piede, in parte estrinseci, cioè giungono dalla gamba.
Considerazioni generali sul piede
La struttura anatomica del piede dell’uomo moderno non rispecchia in effetti la vera anatomia del piede, per come dovrebbe essere secondo natura.
Di fatto il nostro piede, allo stato attuale, è sottosviluppato: i nostri muscoli sono meno robusti di quanto dovrebbero essere, la struttura ossea più fragile, l’apparato fasciale e legamentoso meno spesso e resistente.
Anche la pianta del piede è completamente priva di protezioni, sia da un punto di vista cutaneo che fasciale: basta fare qualche passo scalzi sulla spaggia per rendercene subito conto.
Da ormai decenni l’uomo è abituato a utilizzare calzature sempre più sofisticate che, se da un lato rendono confortevole l’appoggio, dall’altro limitano enormemente lo sviluppo armonico del piede, a partire dall’infanzia.
Il nostro stile di vita, completamente sedentario, ci mette in condizione di utilizzare i piedi per camminare solo su terreni in pianura, mai accidentati e senza mai fare alcuna fatica.
Inoltre le calzature, soprattutto quelle femminili, sono spesso dotate di fattezze decorative in completo contrasto con la naturale fisiologia dell’appoggio plantare.
Il risultato è che il nostro piede, anche in assenza di sintomi, si trova comunque in uno stato ai limiti della fisiologia.
A partire da questi presupposti bisogna quindi considerare che, quando tentiamo di rimediare un problema al piede, effettivamente partiamo da una situazione di assoluto svantaggio.
Per questo motivo, in caso di dolore al piede o di problemi del piede, il recupero non è quasi mai realizzabile in tempi brevi.
Infatti, anche ammesso di recuperare la normale funzione dinamica del piede, gli elementi anatomici del piede (ossa, muscoli, legamenti) si trovano quasi sempre in uno stato di atrofia tale da allungare in maniera talvolta significativa i tempi di riduzione del dolore.
Cause del dolore al piede e sintomi specifici
Al di là dei non trascurabili deficit funzionali descritti in precedenza, il dolore al piede e, più in generale, i sintomi relativi al piede sono in gran parte dovuti a cause meccaniche riconducibili a disfunzioni dinamiche e osteopatiche.
Ad esclusione di patologie specifiche (gotta, diabete, callosità, occhio di pernice, ecc.) nella maggior parte dei casi il piede è vittima o sede di disfunzioni di tipo dinamico che ne limitano o ne alterano le normali funzioni fisiologiche.
Tali disfunzioni non solo provocano sintomi dolorosi ma, nal corso del tempo, finiscono per deformare le stesse strutture osse e articolari provocando adattamenti somatici rilevabili tramite le indagini radiografiche.
Dal momento che il piede è una struttura estremamente complessa, i sintomi percepiti nelle varie zone sono espressione di disfunzioni diverse.
Pertanto, al fine di capire meglio come affrontare i vari problemi in maniera specifica, è necessario operare una prima distinzione sommaria in base a criteri topografici.
Dolore sotto la pianta del piede
La pianta del piede è molto spesso sede di manifestazioni dolorose.
Dal momento che la pianta del piede costituisce la superficie di appoggio a terra, il dolore sotto la pianta del piede spesso costituisce causa di invalidità importante poiché impedisce alla persona di mantenere la stazione eretta in maniera funzionale e prolungata.
Molte cause di impedimento lavorativo sono riconducibili ad algie dell’appoggio plantare.
I dolori della pianta del piede sono quasi tutti riconducibili a disfunzioni osteopatiche poiché generalmente quasi sempre hanno una base meccanica e funzionale.
Dato che la pianta del piede e la fascia plantare sono strutture estremamente complesse sotto il profilo meccanico e funzionale, da un punto di vista osteopatico preferiamo distinguere i dolori della pianta del piede in diverse tipologie.
A seconda della localizzazione infatti i vari sintomi sono espressione di precise cause disfunzionali per cui le diverse sintometologie della pianta del piede vengono distinte in:
- Dolore sotto al tallone o tallonite
- Dolore nell’incavo del piede
- Dolore nell’avampiede
Talvolta il dolore alla pianta del piede coinvolge tutta la fascia plantare: in questo caso si parla, più generalmente, di fascite plantare
Dolore sotto al tallone o tallonite
A livello del piede, una delle manifestazioni algiche più frequenti è il dolore sotto al tallone o tallonite.
Il dolore sotto al tallone può manifestarsi secondo due modalità:
- Dolore sotto sforzo: il dolore è percepito quando il Paziente appoggia il pide a terra e aumenta camminando o facendo attività.
- Il dolore sotto sforzo generalmente è dovuto ad una disfunzione osteopatica del retropiede, in particolare del calcagno.
- Dolore al mattino appena alzati: il dolore si manifesta acuto non appena il Paziente appoggia i piedi in terra dopo essersi alzato da letto e tende a diminuire con l’attività.
- L’intensità del dolore aumenta in proporzione allo sforzo eseguito prima della messa a riposo: se per esempio il giorno prima si cammina molto, si gioca a calcio o si svolgono attività fuori dall’ordinario, allora il mattino dopo il dolore sotto al tallone generalmente è più acuto.
- Il dolore al mattino è il risultato di uno scompenso osteopatico esteso, che non coinvolge solo il piede ma tutto l’arto inferiore.
Queste situazioni dipendono entrambe in larga misura dalla presenza di disfunzioni osteopatiche a livello del piede e dell’arto inferiore.
In altri termini il piede, da un punto di vista statico e dinamico, non è in equilibrio, presenta tensioni interne che ne accentuano i carichi e che deviano le forze in arrivo dall’alto verso direzioni non fisiologiche.
Bisogna infatti considerare che il peso che si scarica sul piede viene deviato per metà a livello del tallone mentre la restante metà sull’avampiede.
Pertanto ciascun tallone regge, da solo, un quarto del peso della persona.
Considerando le dimensioni del calcagno e la superficie di appoggio della tuberosità calcaneare, possiamo capire l’impegno meccanico del tallone quando la persona è in stazione eretta.
Il disguido meccanico del retropiede inoltre, sul lungo corso, può dare origine all’insorgenza divere e proprie calcificazioni a livello del calcagno, più precisamente:
- Calcificazioni sotto al calcagno: spina Calcaneare
- Calcificazioni dietro al calcagno: tendinite del tendine di Achille
Dolore nell’incavo del piede
L’incavo del piede è una zona che molto spesso presenta dolore ed è sede di algie funzionali importanti.
Il dolore nell’incavo del piede si manifesta più frequentemente durante lo svolgimento di attività motoria e sotto carico, anche se in alcuni casi può manifestarsi all’avvio del movimento dopo un periodo di riposo.
Le strutture anatomiche coinvolte sono la fascia plantare, i legamenti a sostegno degli archi plantari (soprattutto l’arco plantare interno) e i muscoli del piede.
Quando vi è un coinvolgimento specifico della fascia plantare allora, generalmente, viene diagnosticata dall’ortopedico una fascite plantare.
Tuttavia la fascite plantare non è l’unica causa di dolore all’incavo del piede.
Molto spesso, per esempio, il dolore all’incavo del piede è causato da squilibri di natura muscolare.
In effetti, prima ancora delle strutture fibrose, sono proprio i muscoli a mantenere attivi e funzionali gli archi plantari, per cui uno squilibrio dinamico della componente muscolare, peraltro consistente a livello del piede, è spesso responsabile di algie e dolori all’arco plantare.
I muscoli coinvolti sono sia i muscoli intrinseci del piede, numerosi e robusti, sia i lunghi muscoli in arrivo dal polpaccio.
In particolare i muscoli tibiale posteriore e peroniero lungo hanno un ruolo meccanico assolutamente fondamentale da un punto di vista dinamico e le contratture di questi muscoli sono spesso responsabili di dolori nell’incavo del piede.
Peraltro lo squilibrio muscolo fasciale, oltre che causa di dolore, è anche responsabile dello sviluppo di dismorfismi specifici come:
- Piede Piatto
- Piede Calvo
- Caduta del metatarso
Gli squilibri dinamici muscolo fasciali della pianta del piede sono quasi sempre di natura opsepatica per cui, in caso di dolore nell’incavo del piede, una revisione osteopatica è assolutamente consigliabile.
Dolore dell’avampiede
Il dolore dell’avampiede, spesso definito anche metatarsalgia, è il dolore percepito sulla parte anteriore del piede, subito prima dell’attaccatura delle dita.
Questa zona è l’ultima che si stacca da terra nella fase del passo ed è la zona su cui viene esercitata la spinta propulsiva per avanzare durante la deambulazione o la corsa.
Principalmente il dolore dell’avampiede ha una causa meccanica e funzionale e quindi è risolvibile con l’Osteopatia.
A volte sono presenti disfunzioni a livello degli elementi ossei del metatarso come dei muscoli intrinseci del piede, mentre altre volte le disfunzioni sono localizzate a monte, a livello dell’arto inferiore e il piede è costretto ad adattarsi per compensare.
Queste sono le eventualità più frequenti.
Tuttavia, a volte, sono presenti altre cause.
Talvolta il dolore all’avampiede è causato, banalmente, dall’utilizzo di calzature poco idonee al mantenimento di un atteggiamento fisiologico naturale.
Nello specifico calzature con tacchi eccessivamente alti sono quasi sempre causa di dolore all’avampiede, specie nei casi in cui dette calzature vengano indossate per periodi prolungati e in stazione eretta.
In questa situazione il peso corporeo, invece di essere distribuito uniformemente su tutta la pianta del piede, viene concentrato sull’avampiede e sulle teste metatarsali provocando dolore e scompensi funzionali.
In questi casi è sufficiente limitare l’utilizzo di tacchi alti a vantaggio di calzature che consentano un appoggio più naturale.
Un’altra possibile causa di dolore all’avampiede è il neuroma di Morton.
Per neuroma di Morton si intende la fibrotizzazione della guaina nervosa di un nervo interdigitale delle dita del piede, generalmente il nervo fra il terzo e quarto dito.
Il neuroma di Morton può essere l’espressione di un disguido miofasciale dell’avampiede: come tutte le fibrotizzazioni e le calcificazioni, anche il neuroma di Morton solitamente si sviluppa in risposta ad uno stress meccanico che coinvolge i muscoli e le fasce dell’avampiede.
In definitiva anche il neuroma di Morton parte da una base disfunzionale per cui una correzione osteopatica è sempre indicata.
In caso di formazioni fibrose importanti a volte è necessario intervenire con metodiche diverse dall’Osteopartia ma, in ogni caso, se non si eliminano le tensioni meccaniche dell’avampiede, difficilmente si riuscirà a ottenere risultati stabili nel tempo.
Per concludere, nella stragrande maggioranza dei casi, la causa dei dolori all’avampiede è generalmente funzionale e quindi correggibile con l’Osteopatia.
Dolore sulla parte esterna del piede
In qualche caso il dolore viene percepito sulla parte esterna del piede.
Per parte esterna del piede si intende la zona laterale bassa che va dalla parte esterna del tallone fino al 5° dito (al mignolo del piede).
Questo dolore talvolta è la conseguenza di una distensione traumatica della parte esterna della gamba e del piede e spesso, in questi casi, si rilevano micro fratture a livello del 5° osso metatarsale.
In realtà, nella maggior parte dei casi, le strutture sono integre o presentano adattamenti di vecchia data, tali da non giustificare sintomi dolorosi.
Generalmente il dolore riferito nella parte esterna del piede dipende da contratture locali della loggia laterale dei muscoli intrinseci del piede e dei muscoli peronieri.
Il muscolo peroniero breve in particolare ha un ruolo importante nella messa in tensione della parte laterale del piede dal momento che si inserisce sulla testa del 5° osso metatarsale.
Queste tensioni vengono trasferite alla muscolatura intrinseca della porzione laterale del piede, soprattutto il muscolo abduttore del 5° dito.
Quindi spesso si trovano contratture estese che coinvolgono non solo il piede ma anche la gamba lateralmente fino al ginocchio.
Tali contratture sono sostenute da schemi disfunzionali che coinvolgono tutto l’arto inferiore e che spesso partono dal bacino.
L’Osteopatia lavora con successo su questo tipo di disagio intervenendo con tecniche soft rivolte a sciogliere le contratture e a distendere le fasce muscolari.
Dolore sul dorso del piede
A volte il dolore si manifesta sul collo del piede e sul dorso del piede.
Si tratta di un dolore piuttosto superficiale, urente (come se bruciasse) che tende ad aumentare con il movimento.
Questo tipo di dolore è l’espressione di una tensione anomala del sistema delle fasce anteriori dell’arto inferiore.
Normalmente tale tipo di tensione non riguarda solo il piede ma tutta la gamba e la coscia e spesso ha origine in alto.
In qualche caso il dolore risale lungo la gamba e arriva fino alla parte anteriore della tibia raggiungendo il ginocchio.
Spesso è coinvolto anche il muscolo estensore breve delle dita, detto anche muscolo pedidio, che, conrtraendosi, dà un tipico bruciore sul dorso del piede.
Riassumendo si può dire che il dolore sul dorso del piede sia quasi sempre di natura funzionale, per cui l’approccio terapeutico deve necessariamente muoversi in questa direzione.
Terapie antidolorifiche o antinfiammatorie possono aiutare ma, se non si eliminano le tensioni sulle fasce anteriori, non si giunge mai ad una vera soluzione.
L’Osteopatia è molto efficace nei confronti del dolore sul dorso del piede poiché va a sciogliere le tensioni e le contratture prendendo in esame non solo il piede ma, necessariamente, tutto l’arto inferiore e anche il bacino.
Dolore alla caviglia
Il dolore alla caviglia può insorgere senza una causa apparente o può essere l’esito di un trauma in distorsione della caviglia.
In caso di distorsione solitamente non si interviene mai in fase acuta, quando la caviglia è gonfia, ma si attende che il fenomeno infiammatorio si riduca e che il piede sia più accessibile al contatto manuale.
Indipendentemente dall’origine, il dolore alla caviglia è sempre il risultato di un disguido meccanico delle articolazioni del piede.
In caso di distorsione spesso il problema è localizzato a livello del piede mentre in caso di insorgenza spontanea, senza traumi diretti al piede, solitamente l’origine è a monte, a livello dell’arto inferiore o del bacino.
Queste ultime sono anzi le eventualità più frequenti in quanto molto spesso l’origine di un dolore alla caviglia è l’effetto di una disfunzione meccanica che coinvolge tutto l’arto inferiore.
Le parti maggiormente coinvolte sono l’articolazione tibio tarsica e l’articolazione sotto astragalica, con tutti gli annessi legamentosi e muscolari.
A livello tibio tarsico si trovano a volte restrizioni di mobilità a livello dell’articolazione tibio peroneale inferiore: disfunzioni a questo livello impediscono all’astragalo di ruotare correttamente attorno all’asse trasversale.
Le disfunzioni sotto astragaliche vanno invece a perturbare la corretta mobilità del calcagno e di tutto il retropiede restituendo sintomi a volte localizzati sui due versanti del piede, sia interno che esterno.
Normalmente, in caso di dolore alla caviglia, l’Osteopatia è risolutiva.
Entesopatia e tendinite del tendine d’Achille
A volte restrizioni osteopatiche del retropiede possono causare entesopatia e tendinite del tendine d’Achille.
L’entesopatia è un’affezione di natura infiammatoria localizzata a livello dell’inserzione di un tendine sull’osso.
L’entesopatia del tendine d’Achille pertanto è un’infiammazione nel punto di inserzione del tendine d’Achille sulla faccia posteriore del calcagno: tale infiammazione si estende spesso allo stesso tendine d’Achille.
Il risultato è un dolore acuto dietro la caviglia soprattutto sotto sforzo.
Il tendine d’Achille è uno dei tendini più robusti del corpo umano ed è in grado di reggere da solo il peso dell’intera persona in situazioni non solo statiche ma anche dinamiche.
Quando sono presenti disfunzioni meccaniche a livello del piede o della gamba il tendine d’Achille traziona il calcagno lungo assi non fisiologici.
Nel corso del lungo periodo questo deficit meccanico finisce per stancare e infiammare il tendine d’Achille trasformandolo in fonte di dolori acuti.
Allo scopo di trattare il tendine d’Achille, pertanto, non è sufficiente somministrare terapie orientate unicamente al tendine.
Soprattutto è necessario riequilibrare il piede e l’arto inferiore allo scopo di mettere il tendine in condizione di lavorare in maniera fisiologica.
Una volta ristabilita la funzione, il sintomo regredisce di conseguenza.
L’Osteopatia interviene proprio seguendo questo paradigma.
Piede gonfio
A volte il piede si gonfia senza una causa apparente.
Esistono diverse tipologie di gonfiore al piede:
- Esito di trauma diretto: solitamente il piede è anche caldo e doloroso. Spesso sono presenti anche disfunzioni dinamiche.
- Disguido meccanico del piede: a volte una disfunzione dinamica può provocare versamento articolare a livello delle articolazioni o edema dei tessuti, compreso edema osseo.
- Deficit di ritorno venoso o linfatico: spesso la causa è funzionale in quanto il gonfiore dipende da strozzature dei vasi linfatici e venosi di ritorno.
- Altre cause: il piede può gonfiarsi per la presenza di patologie, anche se statisticamente ciò accade meno frequentemente.
Nella maggior parte dei casi l’intervento osteopatico è risolutivo in quanto, per lo meno per quanto riguarda le prime tre tipologie, una disfunzione dinamica del piede è sicuramente in atto.
Bisogna considerare che terapie unicamente mirate a sgonfiare il piede spesso non sono sufficienti poiché non rimuovono le cause a monte.
Se per esempio un vaso linfatico è compresso da una contrattura muscolare o da uno stiramento dovuto a una disfunzione, per risolvere il gonfiore sarà necessario decomprimere il vaso eliminando le cause che lo comprimono.
In casi del genere manovre di linfodrenaggio o farmaci diuretici non costituiscono misure del tutto risolutive poiché non arrivano al cuore del problema.
L’Osteopatia, al contrario, lavora proprio sulle cause primarie del gonfiore costituendo quindi una soluzione efficace.
Dolore alle dita del piede
In qualche caso dolori o dismorfismi delle dita del piede sono il risultato di disfunzioni osteopatiche.
Un esempio su tutti è il caso dell’alluce valgo.
Tuttavia in molti casi gli adattamenti e le degenerazioni dei tessuti sono talmente avanzate che manualmente non è più posibile tornare alla situazione originaria.
In ogni caso il dolore alle dita del piede, in particolare all’alluce, normalmente è riconducibile a schemi disfunzionali responsabili, a lungo termine, anche dei relativi dismorfismi.
Sono presenti cioè tensioni interne e contratture della muscolatura intrinseca che provocano stress dinamici e infiammazioni sui tessuti connettivi, in particolare a livello dell’apparato capsulo legamentoso delle articolazioni delle dita del piede.
Spesso queste situazioni finiscono per creare adattamenti anatomici sulle strutture, tali da condizionare in modo permanente la funzionalità delle dita.
Certamente la presenza di dita a martello, alluce valgo o gravi dislocazioni articolari, per citare gli esempi più frequenti, non sono più correggibili con l’Osteopatia.
Tuttavia, anche in questi casi, è comunque utile un riequilibrio osteopatico al fine di riarmonizzare le strutture e metterle in condizione di lavorare in maniera ottimale.
In questo modo si evita che il problema progredisca e in molti casi si può avere comunque un beneficio sul dolore.
Rimedi tradizionali per il dolore al piede
I rimedi tradizionli per il dolore al piede si suddividono in diverse categorie:
- Farmaci antidolorifici
- Fisiokinesiterapia
- Solette ortopediche
Questo variegato complesso di soluzioni presenta, come caratteristica comune, il fatto di intervenire sul sintomo, sia dal punto di vista del dolore che del dismorfismo senza tuttavia riuscire a intaccare le cause primarie di tali manifestazioni.
Queste soluzioni costituiscono comunque rimedi estremamente utili, soprattutto in casi acuti o in situazioni di emergenza.
In particolare le solette anatomiche, specie se progettate su misura, costituiscono dei validi rimedi soprattutto per i dolori riferiti alla pianta del piede.
Tuttavia se non si interviene sulle disfunzioni dinamiche dell’arto inferiore, cioè se non si interviene alla radice del problema, questi tipi di soluzione, sul lungo termine, tendono a perdere progressivamente la propria iniziale efficacia.
Trattamento osteopatico del piede
L’Osteopatia interviene sulle disfunzioni dinamiche e meccaniche dell’arto inferiore e del piede e, per questo motivo, l’Osteopatia costituisce un rimedio estremamente efficace per i dolori al piede.
Da un punto di vista metodologico l’indagine inizia da piede ma necessariamente si estende all’arto inferiore, al bacino e, spesso, alla colonna vertebrale.
Ricordiamo infatti che, nella maggior parte dei casi, il dolore al piede non dipende da un problema a livello del piede ma da catene disfunzionali discendenti in arrivo dall’alto.
In altri termini, nella maggior parte dei casi, il piede lavora male e fa male non per colpa sua ma per adattarsi a problemi localizzati a monte.
Vediamo meglio.
Adattamenti osteopatici del piede
Le 26 ossa del piede, le relative articolazioni, i numerosi muscoli intrinseci e le robuste fasce, soparattutto a livello plantare, sono spesso sede di disfunzione osteopatica primaria.
In realtà non tutte le strutture del piede sono colpite da disfunzioni dinamiche in egual misura e non tutte le parti hanno uguale importanza sotto il profilo biomeccanico.
In linea di massima il retropiede è la zona più importante sotto il profilo dinamico e anche, in effetti, la zona più bersagliata da un punto di vista disfunzionale.
In particolare l’astragalo e soprattutto il calcagno sono elementi spesso interessati da disfunzioni osteopatiche.
Le articolazioni sotto astragaliche rivestono un’importanza speciale poiché la limitazione della loro mobilità causa alterazioni dinamiche non solo a livello del piede ma anche su tutta l’impalcatura scheletrica con ripercussioni fino al tratto cervicale.
Spesso, per esempio, in caso di fascite plantare o spina calcaneare si riscontrano disfunzioni dinamiche a livello del calcagno.
L’astragalo è invece più interessato da traumi distorsivi, prevalentemente in inversione, che ne determinano lo slittamento in avanti.
Ancora, da un punto di vista osteopatico, possono essere presenti disfunzioni della coppia scafoide e cuboide come delle ossa cuneiformi che spesso tendono a slittare verso l’alto rispetto all’osso scafoide.
A livello del piede si riscontrano inoltre disfunzioni osteopatiche a livello del sistema fasciale e legamentoso.
La fascia plantare si trova spesso sotto tensione come anche i muscoli ad essa annessi, in particolare i muscoli abduttore del mignolo e adduttore dell’alluce, rispettivamente ai due lati esterno e interno.
In qualche caso è interessato il muscolo pedidio, sul dorso del piede, le cui contratture danno dolori piuttosto intensi sul dorso e sul collo del piede fino alla gamba.
A livello del piede le tecniche di intervento sono dirette sia alle articolazioni che ai sistemi mio fasciali.
In entrambi i casi si interviene sempre con delicatezza in modo da allentare le tensioni e sciogliere i nodi disfunzionali.
Adattamenti osteopatici delle fasce dell’arto inferiore
Bisogna considerare che la maggior parte dei problemi del piede non origina a livello del piede ma giunge dall’alto.
Disfunzioni che tendono a riflettersi sul piede hanno spesso sede a livello del sistema delle fasce dell’arto inferiore.
Per sistema fasciale si intende il sistema delle strutture fibrose che avvolgono i muscoli, i nervi, i vasi e tutte le altre parti e che si inseriscono sulle ossa.
Sotto il profilo funzionale e anatomico le fasce sono organizzate in sistemi, nel senso che le tensioni meccaniche si trasmettono sempre seguendo precise linee di forza, identificando sistemi di trasmissione in maniera abbastanza evidente.
Si possono pertanto identificare sistemi posteriori, anteriori e laterali a seconda dell’impegno dinamico dell’arto inferiore.
Questi sistemi permettono la trasmissione di forze dall’alto al basso e viceversa per cui, nel momento in cui restrizioni di mobilità impediscono o deviano questo flusso, i carichi e le tensioni vengono distribuiti in direzioni e su assi non fisiologici creando problemi di natura dinamica su tutto lo scheletro.
Le forze in discesa, mal distribuite, che si scaricano sul piede finiscono per creare problemi al piede e all’appoggio.
Pertanto, in questi casi, è necessario riequilibrare i sistemi fasciali dell’arto inferiore e, solo in via secondaria, revisionare il piede.
Nello specifico spesso si trovano restrizioni a livello dei sistemi laterali a partire dalla coscia (bandelletta ileotibiale), a livello dei sistemi anteriori (quadricipite, tendine rotuleo, zampa d’oca) e dei sistemi posteriori (ischio crurali, adduttori).
L’Osteopatia interviene con successo liberando tali catene di trasmissione e permettendo così al piede di lavorare libero da restrizioni.
Adattamenti osteopatici del ginocchio
Le disfunzioni osteopatiche del ginocchio possono essere causa di restrizioni funzionali a livello del piede.
Parlando del ginocchio bisogna soprattutto considerare l’articolazione peroneo tibiale superiore le cui restrizioni spesso creano problemi indiretti alla caviglia.
Infatti il perone, l’osso lungo che va dal ginocchio alla caviglia esternamente, presenta due articolazioni con la tibia: una superiore, l’altra inferiore.
Quando una delle due si blocca anche l’altra lavora male.
Per cui restrizioni a livello del ginocchio (articolazione superiore) creano problemi alla caviglia.
Peraltro, sempre per lo stesso principio, vale anche il discorso inverso: disfunzioni dell’articolazione peroneo tibiale inferiore (caviglia) possono portare problemi al ginocchio.
In ogni caso il perone è spesso responsabile di restrizioni al piede, anche in considerazione del fatto che da qui partono anche i potenti muscoli peronieri che rivestono un ruolo chiave nella dinamica del piede.
Parlando di ginocchio in senso più stretto, le rotazioni della tibia, le disfunzioni dinamiche dei menischi, le contratture dei muscoli adiacenti all’articolazione e del muscolo plantare in particolare possono riflettersi verso il basso.
Le disfunzioni del ginocchio possono essere corrette facilmente dalle tecniche osteopatiche.
Adattamenti osteopatici del bacino
Le disfunzioni del bacino, condizionando la dinamica dell’arto inferiore, si riflettono sul piede con una certa frequenza.
Disfunzioni iliache e sacrali danno facilmente origine a catene discendenti che giungono fino al piede coinvolgendo tutto l’arto inferiore.
Il bacino è infatti connesso in maniera diretta alla tibia e al perone attraverso diversi sistemi muscolo fasciali.
Innanzitutto i muscoli ischio crurali, nella parte posteriore della coscia, possono presentare contratture in grado di mettere sotto tensione la tibia e il perone.
Anche i muscoli adduttori, nella parte interna della coscia, possono presentare tensioni in grado di condizionare la dinamica delle ossa della gamba.
Dal bacino parte anche il muscolo retto femorale che condiziona il sistema fasciale anteriore.
Possiamo ancora aggiungere il complesso dei muscoli della zampa d’oca (gracile, semitendinoso, sartorio) che, partendo dal bacino, possono influenzare la dinamica del ginocchio e quindi del piede.
Infine non bisogna dimenticare i visceri del piccolo bacino (vescica, retto, utero) che, se soggetti a restrizioni osteopatiche, possono trasformarsi in elementi di restrizione dinamica nei confronti dell’intero bacino con riflessi verso il basso.
Le disfunzioni osteopatiche della vescica in particolare sono abbastanza legate alle disfunzioni dinamiche del piede.
Curiosamente anche secondo la Medicina Tradizionale Cinese il Meridiano dela Vescica è intimamente collegato al piede.
In conclusione possiamo affermare che le disfunzioni del bacino vanno quasi sempre a perturbare la gamba e il piede in maniera molto diretta.
In questi casi l’intervento osteopatico è risolutivo poiché l’Osteopatia è in grado di riequilibrare le strutture del bacino, organi compresi, restituendo armonia a tutto l’arto inferiore.
Adattamenti osteopatici cranio sacrali
Gli adattamenti di tipo cranio sacrale sono spesso alla base di un dolore a un piede o a entrambi i piedi.
Le disfunzioni della base del cranio, creando uno squilibrio a livello dell’osso sacro e del bacino, possono dare origine a catene discendenti in grado di raggiungere il piede.
In effetti il collegamento fra la base del cranio e il piede è molto diretto.
Questo può sembrare strano a chi non è abituato a ragionare secondo schemi osteopatici ma nel quotidiano situazioni del genere sono assolutamente all’ordine del giorno.
Restrizioni di elementi come l’osso occipitale, l’osso temporale o l’osso sfenoide possono effettivamente influenzare l’assetto dinamico del bacino in maniera importante.
Le restrizioni osteopatiche della base del cranio sono così importanti e determinanti che, se non vengono opportunamente trattate, risulta letteralmente impossibile risolvere i problemi del piede.
Molti Pazienti con dolore ai piedi non riescono a trovare un rimedio proprio perché, non avendo mai avuto la possibilità di effettuare trattamenti di riequilibrio dinamico della base del cranio, continuano a mantenere attivi gli schemi disfunzionali all’origine dei loro sintomi.
Per quello che è possibile osservare, in caso di dolore ai piedi una restrizione craniale è quasi sempre presente: è molto raro che un Paziente non presenti una restrizione osteopatica di tipo craniale.
Per questo motivo l’Osteopatia, trattando il cranio, costituisce un rimedio di prima scelta nei confronti del dolore ai piedi.
Adattamenti osteopatici della colonna vertebrale
In ultima analisi bisogna ancora considerare le disfunzioni vertebrali, peraltro, di tipo primario, abbastanza rare.
Soprattutto le disfunzioni lombari, in grado condizionare la tensione del muscolo psoas, possono portare restrizioni diretta sull’anca e, di riflesso, al piede.
Talvolta disfunzioni vertebrali possono anche influenzare la dinamica del bacino.
In realtà la colobnna vertebrale è quasi sempre vittima delle disfunzioni del piede, piuttosto che costituirne la causa, anche se in alcuni casi può verificarsi che uno squilibrio osteopatico primario del rachide si rifletta in discesa fino ad arrivare al piede.
In questo caso l’intervento osteopatico è mirato al riequilibrio del rachide per poi valutare tutta la catena disfunzionale in discesa.
Casi reali
Il dolore ai piedi colpisce la popolazione in maniera piuttosto trasversale.
Nei soggetti giovani il dolore generalmente è quasi unicamente associato a disguidi di tipo meccanico mentre nei soggetti anziani al disagio meccanico si sommano gli aspetti degenerativi dei tessuti.
In ogni caso il recupero del piede non è quasi mai un procedimento breve anche perché, nel momento in cui il piede comincia a dare segnali di disfunzione, solitamente uno squilibrio è in atto già da tempo.
Riporto due casi interessanti.
Primo caso
Il primo caso riguarda un giovane calciatore dilettante che lamentava dolore sotto al tallone destro da diversi mesi.
Il dolore era assente sotto sforzo ma si manifestava sempre il giorno dopo gli allenamenti con un’intensità proporzionale all’entità dell’allenamento svolto.
Questo Paziente usava regolarmente un’opportuna soletta ortopedica, con cui si allenava, ed era in costante trattamento fisioterapico, in parte presso il fisioterapista della società sportiva, in parte presso un istituto di riabilitazione.
Aveva svolto trattamenti di tecar terapia, laser terapia, allungamenti del tricipite surale e del polpaccio, riabilitazione propriocettiva, massoterapia distrettuale, bendaggi, tape neuromuscolare e altri trattamenti di natura fisioterapica.
Il problema si era ridimensionato nel corso dei primi mesi, ma periodicamente si riacutizzava e quindi non era mai arrivato a scomparire del tutto.
Questo Paziente è giunto all’Osteopatia su consiglio degli stessi fisioterapisti che lo seguivano.
Nel caso di questo Paziente l’intervento osteopatico ha dato risultati particolarmente brillanti, nel senso che il dolore è scomparso nel giro di un paio di sedute per non più ripresentarsi.
È necessario sottolineare che situazioni del genere sono statisticamente rare.
Solitamente, anche nei casi più fortunati, il dolore sotto al tallone impiega settimane prima di scomparire de tutto.
Tuttavia questo caso dimostra tutta l’efficacia del lavoro funzionale di tipo osteopatico.
Se si fa in modo che le strutture tornino a lavorare correttamente, il recupero della funzione è sempre assicurato e la scomparsa del dolore segue di conseguenza, nella quasi totalità dei casi.
Questo Paziente presentava restrizioni cranio sacrali che si riflettevano sul bacino creando una linea di tensione sulle catene posteriori fino al calcagno.
Fortunatamente in questo caso non erano presenti adattamenti fasciali importanti, né contratture locali significative per cui la risoluzione è stata particolarmente rapida.
Secondo caso
Il secondo caso riguarda una casalinga di 65 anni recante un dolore bilaterale sotto la pianta dei piedi.
Il problema era presente da anni e si manifestava diffusamente durante l’arco della giornata con maggiore acuzie nelle prime ore della mattinata.
Nel corso degli anni questa Paziente aveva già tentato qualsiasi tipo di terapia senza mai risolvere in maniera stabile.
Dopo infiniti tentativi si era rassegnata al dolore che comunque riusciva a controllare con solette ortopediche e calzature adeguate, oltre che, periodicamente, con qualche ciclo di fisioterapia.
L’Osteopatia, per questa Paziente, ha rappresentato l’ennesimo tentativo senza troppe speranze né aspettative.
Riassumendo per sommi capi, in un arco di tempo di quattro mesi è stato possibile arrivare ad una forte diminuzione del dolore, anche se non ad una scomparsa totale.
Rivista a distanza di più di un anno per motivi diversi la Paziente ha riferito di avere avuto ancora una diminuzione del dolore che si è poi stabilizzato su livelli minimi.
Pertanto, nel corso del lungo periodo, si può dire che il problema sia stato stabilmente ridimensionato, anche se non del tutto risolto.
Considerando la situazione iniziale personalmente considero che questo sia un ottimo risultato.
Realisticamente, trattare un problema in atto da una vita è impresa effettivamente ardua.
Tuttavia la Paziente, in seguito al trattamento osteopatico, è riuscita ad appoggiare i piedi a terra al mattino quasi senza dolore e a svolgere le proprie attività quotidiane in maniera sostenibile.
Inoltre durante il periodo estivo è riuscita addirittura a camminare in ciabatte da spiaggia senza utilizzare solette, cosa che non riusciva a fare da molti anni.
Questi esempi per far capire come l’Osteopatia possa effettivamente costituire una soluzione seria ed efficace per i problemi di dolore al piede.
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